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Visualizzazione dei post da novembre, 2024

LA CARTA DA PARATI AL TAPPETO!

 <h2>"O se ne va quella carta da parati o me ne vado io!" Queste sono state le ultime flebili parole, ma pur sempre ironiche, che hanno fatto compagnia ad Oscar Wilde, poco prima di morire. Non poteva di certo andarsene con una lamentosa riflessione esistenziale. Era sarcastico e quella carta così fastidiosamente orrenda, che condivideva con lui gli ultimi momenti di luce, lo spingeva ad augurarsi, perfino, di passare a miglior vita! Meglio la morte a una tappezzeria così orripilante! </h2> <h3>E come dargli torto?!? Potremmo pensare che questa critica nascondesse il suo disappunto per il conformismo vittoriano che lo aveva spietatamente condannato per la sua omosessualità. Ma questo bisognerebbe chiederlo a lui. Anche se mi piace pensare che quella frase non nascondesse nessuna dietrologia ma fosse realmente frutto del suo amore per l'estetica e del suo modo di vedere la vita.</h3> <h2>Sta di fatto che, in quel lontano 30 novembre del 1900, ...

UNA BANANA INDIGESTA

Una banana, 6 milioni di dollari e la promessa di mangiarla poco dopo esserne diventato il proprietario. Questo è quello che ha dichiarato, Justin Sun, imprenditore cinese di criptovalute e acquirante dell'opera "Comedìan" di Maurizio Cattelan. Artista italiano, padovano di Padova, provocatore per eccellenza, che ho sempre apprezzato molto. Sarà perché sono attratta da tutto ciò che scatena dibattito, o semplicemente perché è l'arte che sceglie il tuo io, generandoti inaspettati brividi lungo  tutta la schiena. Ma stavolta si è spinto un pò troppo "oltre". Una banana che a me è andata di traverso. E prima di spiegare il mio problema di deglutizione, non posso astenermi dal precisare, per onestà intellettuale, che il significato intimo dell' opera, per l'artista, risiede proprio in quell'oltre. Il potere del consumismo moderno che riesce ad attribuire un valore economico a tutto, perfino a un frutto. Ora, venendo al punto, quello che mi ha lasciat...

DEPRESSIONE O MALINCONIA?

  L'altro giorno nel mio cuore di giornalista freelance è venuto a farmi visita un pensiero alquanto strano. Era uno di quei giorni in cui ero seduta a casa, davanti al computer, cercando di partorire un articolo da scrivere. Stavo fissando lo schermo da un po' di tempo, quando, all'improvviso, di nuovo quella fastidiosa idea: " E SE NON FOSSE MAI ESISTITA LA MIA DEPRESSIONE MA LA MIA FOSSE STATA SOLTANTO UNA SFUMATURA DEL MIO CARATTERE?" Sarebbe stata una bella fregatura...mi rivolgo al mio cervello, da sempre mio omertoso coinquilino, ingiuriandolo. Tanto rumore per nulla? Mi ricompongo. Che sciocchezza, parlare addirittura con il cervello! Devo essere veramente impazzita! All'improvviso alzo lo sguardo che accarezza un quaderno che si trovava su uno degli scaffali della mia libreria. Era uno di quei quaderni che compri perché ti sembrano esteticamente carini, che riempi di pensieri sconnessi, ma che poi non trovi mai il tempo di rileggere. Mi alzo e lo pren...

CONOSCI TE STESSO

 Sono mamma da poco meno di 5 anni. Una neofita nel campo della genitorialità. Scrutando mio figlio crescere una cosa l’ho ben compresa: i bambini apprendono osservando e non ascoltando. Le parole sono come foglie gettate al vento. E siamo noi il loro primo esempio. Crescono per processi imitativi, quindi, noi genitori, dobbiamo badare più ai nostri gesti che alle nostre parole. Ma poi, quando finalmente il fiume si getta nel mare, le cose cambiano in modo radicale. Le imitazioni vanno dimenticate. Nell’età adulta questo approccio deve dissolversi per sempre. E qui chiedo aiuto, per spiegarmi meglio, a un ricordo che, fin dai tempi del Ginnasio, ha sempre prodotto un assurdo rumore nella mia testa. Una riflessione che si evince dall’iscrizione greca “conosci te stesso”, che svettava sul frontone del tempio di Apollo, a Delfi. Mi chiedevo sempre che stesse  a significare quell’affermazione, dal momento che, la mia percezione adolescenziale, mi suggeriva che fosse lapalissiano a...

CONTROINDICAZIONI

 Caro Lapo, care nuove generazioni, il mio pensiero oggi va al nostro invidiato e amato sommo Poeta che recitava : "FATTI NON FOSTE A VIVER COME BRUTI MA PER SEGUIR VIRTUTE  E CANOSCENZA". Non mi stancherò mai di ripeterlo dato  che me lo citava sempre mio nonno "Cecco", tuo bisnonno. Certamente i vostri non sono anni benevoli, non ci sono, anche se ne siete fortunatamente ancora inconsapevoli, grandi aquiloni da rincorrere nel cielo o variopinti palloncini colorati, ma l'umanità ha mille risorse; i sogni sono sempre sogni e che che se ne dica hanno radici talmente ancestrali e profonde che nemmeno periodi storici catasrofici e bui come questi riusciranno minimamente a scalfire. Il mondo è sopravvissuto, voi pure e soprattutto con la stessa purezza e speranza che da sempre caratterizza i bambini e la gioventù in generale. Trovate e ritrovate sempre un interesse perché questo è il motore della vita, purché questo trasporto sia supportato da una morale e da una pa...

La vita è morte?

 Nella vita incontriamo gli occhi di tante persone. I tuoi mi hanno inaspettatamente colpito e seppur non coincidevano con quello che mi avevano raccontato su di te, mi duggerivano dolcezza e pudore. Ci siamo conquistati subito...ci sono anime che ti entrano dentro e portano via qualcosa di te e tu ne resti, per sempre, inconsapevolmente privato, come se quel puzzle che ti completava, fino ad allora, fosse all' improvviso privato di un piccolo pezzo. Mi hai accolto con amore fin da subito e, anche quando la tua consapevolezza ha cominciato a traballare, hai continuato a sorridermi come se volessi comunicarmi che, qualcosa di me, ancora viveva dentro i tuoi ricordi zoppicanti. Il tempo, la vita, le circostanze, alle volte, ti uccidono, prima ancora della morte stessa, ti appassiscono piano piano, privandoti di ciò che un uomo non dovrebbe mai perdere, la dignità; ma non ci è concesso niente, neppure di decidere come andarsene. Adesso hai, se non altro, riacquistato la libertà. Vivil...
Mi sono sempre posta questa domanda: “ Ma vediamo tutti il mondo allo stesso modo?”. E con questo non intendo dire se abbiamo lo stesso punto di vista o osserviamo le cose dalla medesima angolazione, perchè la risposta sarebbe ovvia. La questione è un’altra. Voglio dire,  i nostri occhi vedono in maniera identica? Il verde è lo stesso verde per tutti noi? Forse molti risponderebbero affermativamente dato che ci capiamo al volo quando, con il linguaggio, facciamo riferimento alle cose che osserviamo. Ma se ci fosse una leggera sfumatura tra il mio verde e quello di un altro? Se ognuno di noi indossasse come delle personali lenti che facessero da filtro a una realtà empirica che, apparentemente, si mostra così odiosamente uguale e omologata, non sarebbe quantomeno consolante? A me l’idea produce un grande rumore nella testa. Mi fa pensare ai nostri avi, ai loro sguardi che hanno accarezzato le montagne che, quotidianamente, scorgo davanti al mio davanzale…seppur belle e confortanti, ...