LA CARTA DA PARATI AL TAPPETO!

 <h2>"O se ne va quella carta da parati o me ne vado io!" Queste sono state le ultime flebili parole, ma pur sempre ironiche, che hanno fatto compagnia ad Oscar Wilde, poco prima di morire. Non poteva di certo andarsene con una lamentosa riflessione esistenziale. Era sarcastico e quella carta così fastidiosamente orrenda, che condivideva con lui gli ultimi momenti di luce, lo spingeva ad augurarsi, perfino, di passare a miglior vita! Meglio la morte a una tappezzeria così orripilante! </h2>

<h3>E come dargli torto?!? Potremmo pensare che questa critica nascondesse il suo disappunto per il conformismo vittoriano che lo aveva spietatamente condannato per la sua omosessualità. Ma questo bisognerebbe chiederlo a lui. Anche se mi piace pensare che quella frase non nascondesse nessuna dietrologia ma fosse realmente frutto del suo amore per l'estetica e del suo modo di vedere la vita.</h3>

<h2>Sta di fatto che, in quel lontano 30 novembre del 1900, in quella squallida stanza d'albergo, Wilde fu messo ko dalla carta e morì. Ma se vogliamo, fu una vittoria apparente.La carta poco dopo fu rimossa e la stanza fu riadattata in stile Wilde. Infatti, la sua morte fu soltanto una morte apparente. Il paroliere è ancora presente nelle stanze di tutti noi, in cui sopravvive in libri, parole e tv; locali in cui, al contrario, la carta da parati, per il nuovo design, non trova assolutamente più una collocazione, ed è stata messa definitivamente "al tappeto". </h2>

<h3>Una vittoria, per Oscar, a scoppio ritardato, ma imperitura. E se oggi Wilde potesse vedere il caos che scatena sui social, a ogni anniversario dalla sua morte, probabilmente riderebbe sornione e aggiungerebbe un'altra citazione immortale alla sua collezione. E questa è l’ennesima prova che Wilde non è mai morto davvero: è solo diventato virale prima dell'invenzione di internet.</h3>

Al prossimo pensiero in libertà.

Veronica. 

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