AMARCORDE

                    Camaiore, 4 gennaio 2025


Non mi biasimo per vivere immersa in un perpetuo amarcord, è la mia essenza. Sono, da sempre, una nostalgica. E già, sono trascorsi tre anni da quando non sento più il suono della tua voce, capace di rincuorare, come poche altre cose al mondo. Eppure, come sosteneva il grande Einstein, il tempo è un concetto relativo: sfugge al controllo della nostra percezione. A me pare sia passata un’eternità da quel primo incontro, da quel giorno in cui, senza mezzi termini, ti trovai insopportabile. Che uomo invasivo e antipatico, pensai!
Poi, come spesso accade nel mistero della vita, con le sue piroette imprevedibili, siamo stati destinatari di un dono raro e prezioso: la vera amicizia. Eravamo così diversi, eppure sorprendentemente uguali. Condividevamo un legame unico, fatto di eccentricità e di quella strana opalescenza che pochi riuscivano a comprendere e molti, in segreto, invidiavano. Credo fermamente che nell’amicizia, come nell’amore, si celi un disegno del destino: due anime che si riconoscono e decidono di percorrere un tratto di strada insieme, senza preoccuparsi di dove condurrà né di quale sarà la meta. Ciò che davvero conta è il viaggio, quell’intima complicità di chi cammina fianco a fianco, conversando lungo i sentieri del cuore con la certezza dell’altro.
E tu c’eri, eccome se c’eri. Sempre. Quando la mia mente, capricciosa e insopportabile, depositava sul mio cuore carichi insostenibili, tu eri lì, come un personaggio uscito da una fiaba, tenace e deciso, nella tua incrollabile determinazione. Avevi l’abilità di farmi dimenticare, di trasportarmi in voli pindarici, per poi ritrovarmi a volare in una conversazione di tutt’altro genere, senza nemmeno rendermene conto. Mi infondevi coraggio, gioia, speranza. Eri il mio più grande motivatore, l’unico capace di convincere, persino la mia innata pigrizia, a lasciarsi portare a spasso col guinzaglio, sera dopo sera, come facevi con il tuo cagnolino.
Quando la mia testa era in tumulto, sapevi riportare la pace al mio cuore. Sei sempre stato un infallibile conoscitore dell'animo umano, un empatico; avevi la capacità straordinaria di leggere dagli occhi l’anima delle persone e di saper decifrare i messaggi che il destino tiene da parte per ciascuno. Purtroppo anche quello che la vita aveva in serbo per te.
Non dimenticherò mai il senso di impotenza provato quando, al tuo funerale, mi trovai di fronte alle tue ceneri. Non c’eri, o meglio, tu c’eri, ma non c’era la tua inconfondibile camicia a righe azzurre, né il giubbotto di camoscio, né quell’aria intrisa del profumo di Creed che rendeva impossibile perderti, neppure giocando a nascondino. È stato in quell’istante, guardandomi intorno smarrita, che la mia mente ha infine compreso, ciò che il cuore aveva intuito da un pò: che non ti avrei più trovato, almeno non così come avrei voluto. La verità è, che alle volte, mi sorprendo a cercarti ancora.
Ed è così che, nei miei più spensierati ricordi, continui a vivere, eterno maestro delle mie passeggiate del cuore.
La tua migliore allieva
del terzo anno.

Veronica.

Al prossimo pensiero in libertà. 

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