FIORENTINA, QUANDO IL SILENZIO PESA PIÙ DI UNA SCONFITTA
<h2>Fiorentina-Inter, 17° minuto. Edoardo Bove si accascia sul terreno di gioco. Un attimo prima si stava riallacciando le scarpe, un attimo dopo è a terra, immobile. Il silenzio cala sul Franchi, quel silenzio assordante che pesa come un macigno. Danilo Cataldi corre, sposta la lingua del compagno per impedirgli di soffocare, mentre i giocatori delle due squadre si stringono attorno a Bove, formando una barriera di protezione. Non è solo per rispetto. È paura. Paura vera.</h2>
<h3>Gli occhi dei compagni sono vuoti, pieni solo di un ricordo: Davide Astori. L’incubo di cinque anni fa riemerge con violenza. Cosa succede quando vedi il tuo compagno a terra, esanime? Ti chiedi se stavolta sarà diverso o se il destino crudele si stia di nuovo prendendo "gioco" di te. I minuti passano lenti, ogni secondo sembra eterno. Il tempo è veramente un conccetto relativo, si dilata o si restringe in base alle sfumature delle tue emozioni. La fragilità dell'esistenza sembra di nuovo tornata la sola a calpestare il tappeto verde...l'unica vera avversaria alla quale vorresti strappare quegli agognati tre punti che ti separano dalla cima. Una vetta che ti consentirà di respirare di nuovo aria pura e di mettere definitivamente al tappeto il più temuto dei nemici.</h3>
<h4> Quei minuti di attesa, di silenzio irreale tra i tifosi, sono un viaggio nel tempo, con il peso di una tragedia ancora viva. Il calcio si ferma e rimane solo l’umanità di chi non vuole rivivere la stessa, devastante perdita... l’ambulanza, gli applausi, una flebile speranza.</h4>
<h2>Bove è in terapia intensiva, ma respira. Oggi il finale è aperto, ma il dolore di quei momenti non sarà dimenticato.</h2>
E come disse Ernest Hemingway: "Il mondo spezza tutti, ma poi molti sono forti nei punti spezzati."
Al prossimo pensiero in libertà.
Veronica.
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