W la nostra vecchia Italia
Con le nuove normative del Codice della Strada, sembra che lo Stato voglia affossare una delle risorse economiche più preziose del nostro paese: il settore vinicolo. A ciò si aggiunge l’assurdità di vicende come quella letta stamani, dove a un povero disgraziato è stata ritirata la patente dopo aver assunto, due giorni prima, una compressa di paracetamolo. Ma dove stiamo andando a finire? Siamo diventati un paese in cui perfino mangiare un babà sembra un reato, mentre in maniera subdola e silenziosa ci si prepara a entrare in conflitti senza alcuna logica. Stiamo scivolando verso il declino. Parlo da astemia, e gli incidenti causati da chi guida in stato d'ebbrezza mi hanno sempre indignata, ma, come insegnavano i nostri antenati, in medio stat virtus. La virtù risiede nel giusto mezzo. Senza rendercene conto, viviamo in una democrazia che rischia di ammainare le sue vele, pronta a subire una metamorfosi in favore di un governo sempre più opprimente. Non siamo altro che marionette mosse da una dittatura mascherata, che ben presto mostrerà il suo vero volto. Dobbiamo svegliarci e aprire gli occhi. Oggi è il Codice della Strada, domani ci imprigioneranno con altre restrizioni, riducendo sempre più il nostro margine di libertà. Siamo un paese pacifico, forse fin troppo. Ma non possiamo dimenticare che ci sono stati uomini e donne che hanno lottato per rendere l’Italia una nazione orgogliosa della propria democrazia, capace di sventolare il tricolore con dignità. Cantare l'inno nazionale è un'emozione che ci lega, ci dà un senso di appartenenza. Siamo cittadini di un intero paese, una terra che profuma da sempre di libertà: quella di parola e di azione. Non lasciamoci derubare di questi diritti fondamentali da pochi potenti. Uniti, possiamo e dobbiamo difendere la nostra indipendenza. Orsù, connazionali, riscopriamo il valore delle nostre personalità. Liberiamo le nostre menti e soffiamo via quel fumo negli occhi che continuano a spruzzarci per offuscare la realtà.
Al prossimo pensiero in libertà.
Veronica.
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